Giuseppe Giarrizzo

Giuseppe Giarrizzo è nato a Riposto l’8 novembre 1927.

Nell’autunno del ’43, a soli 16 anni, rivelò un forte impegno in politica nella rifondazione della sezione giovanile socialista ripostese e successivamente nell’elezione a sindaco del comunista F. Guarrera, il capo locale della sinistra e del socialismo. E proprio nelle elezioni amministrative del ’46 il giovane Giarrizzo si distinse come valente ‘oratore politico’. Conseguita nel ’44 la maturità classica al liceo Gulli e Pennisi di Acireale, si iscrisse in Lettere classiche all’Università di Catania.

Negli anni dell’Università (1945-49) ricercò contatti politici ed intellettuali, preso da una molteplicità di temi scientifici. Rosario Romeo (conosciuto già nel ’43) e Cinzio Violante furono tra gli amici a lui più vicini. Riuscì peraltro a mettersi in contatto con Santo Mazzarino, ottenendo di essere ricevuto a casa sua, ancor prima di ritrovarsi suo alunno. Continuò poi a dialogare con lui all’università, seguendone i corsi di Storia greca, di Storia romana e di Storia orientale antica. Ricordò sempre le splendide lezioni del grande maestro, meritevole di essere riuscito a dotare ‘i suoi alunni di strumenti raffinati per la lettura della storia antica e moderna’. Si laureò quindi, relatore Santo Mazzarino, nel marzo ’49 con una tesi sulla storia di Sparta arcaica.

La storia della storiografia, antica e moderna, tenne però sempre un posto di rango elevato negli interessi, nella ricerca e nelle lezioni di Mazzarino, e Giarrizzo non esitò a seguire anche il seminario di Mazzarino su Gibbon, scegliendo poi per la sua seconda laurea in Filosofia una tesi su Niebuhr, sempre con Mazzarino relatore.

Conseguita la prima laurea, continuò i suoi studi all’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, quando a dirigerlo era Federico Chabod e Benedetto Croce, che lo aveva fondato qualche anno prima, era ancora vivo e al lavoro. Qui, per la ‘congiunta suggestione’ di Chabod e dello stesso Croce, Giarrizzo venne sempre più attratto dal mondo culturale di Gibbon e dal suo grande saggio, Declino e caduta dell’impero romano, segnando così l’inizio della sua conversione alla storia moderna.

A Napoli ritrovò Romeo e Violante e stabilì ottimi rapporti con Vittorio De Caprariis, Gennaro Sasso, Gilmo Arnaldi, Giuseppe Galasso e altri giovani studiosi che sarebbero stati tra i protagonisti della vita intellettuale italiana nei decenni successivi.

Giarrizzo indicò in Romeo l’altra figura di maestro, che gli fu accanto nella stagione della sua formazione. Di Romeo, liberale in politica, scrisse: «Il dialogo con lui, di me più maturo e più colto di quanto non dicesse la sua maggiore età (era di soli tre anni mio maggiore) fu subito, per me ‘socialista’, una difficile sfida ed una grande lezione».

Nel maggio ’50 Giarrizzo lasciò Napoli e l’Istituto senza ancora avere scelto tra mondo antico ed Europa moderna. Non avendo allora alternative valide, cercò di entrare alla Scuola Normale di Pisa per il perfezionamento. Avendo però scoperto che la sua laurea, conseguita nel marzo del 1949, non gli permetteva l’accesso al concorso, si iscrisse in Filosofia, conseguendo la seconda laurea nell’ottobre del ’50. Presentata la domanda alla Normale, ed ottenuta una borsa di studio tramite Chabod, partì per Parigi (1950), dove seguì le lezioni di Camille-Ernest Labrousse e frequentò il Collège de France con André Piganiol e Lucien Febre. Ma, al ritorno da Parigi (dicembre 1950), rifiutando il posto assegnatogli alla Normale, preferì accettare il contratto della Treccani a Roma come collaboratore di Alberto Pincherle per la Storia delle religioni. A Roma, negli anni dell’Enciclopedia, tra i suoi nuovi amici vanno ricordati Lucio Gambi, Alberto Pincherle, Gilmo Arnaldi, Arsenio Frugoni.

Nel ’54 Giarrizzo pubblicò il suo saggio su Gibbon, Edward Gibbon e la cultura europea del settecento. Il puntuale commento di Gennaro Sasso (Le passioni dello Storico, Studi in onore di Giuseppe Giarrizzo a cura di Antonio Coco, Edizioni del Prisma, 1999) dà una misura della portata di questo lavoro: «Alla scuola di Mazzarino Giarrizzo si formò anche come storico del Cristianesimo antico e, attraverso la storia della storiografia, che il maestro coltivava con originalità e maestria, come storico moderno. […]. Questo altresì spiega perché egli fosse allora più che disposto a diventare, attraverso lo studio di Gibbon (e, deve aggiungersi, di Niebuhr), uno storico moderno senza, per questo, rinunziare né all’antichità né alla storia del Cristianesimo. […]. La monografia consacrata a Gibbon è, da questo punto di vista, sul serio esemplare: lì, mediatigli dall’autore studiato (ma, certo, non soltanto da lui), si trovano il tardo antico, il Cristianesimo, il delinearsi del mondo moderno». In linea con il suo modo di intendere il ‘moderno’, incomprensibile senza l’‘antico’, Giarrizzo riconobbe in Mazzarino il suo vero maestro, ma non negò in seguito di sentirsi anche ‘allievo indiretto’ di Arnaldo Momigliano, di Gaetano Salvemini e di Federico Chabod.

Il ’Gibbon’ produsse due importanti risultati: Luigi Einaudi e Raffaele Mattioli lo segnalarono alla Rockefeller Foundation, mentre Francesco (Chinchino) Compagna con Geno Pampaloni lo sponsorizzò per l’assegnazione del premio Viareggio. Fu un momento positivo per Giarrizzo: a luglio gli viene offerto dalla Fondazione Rockefeller un contratto a Londra come Research fellow, ad agosto vince il premio Viareggio, in ottobre sposa Maria Musumeci, con la quale scriverà ‘a quattro mani’ molti dei suoi libri e che lo accompagnerà per i successivi 50 anni fino alla scomparsa di lei. Sempre in ottobre consegue a Roma la libera docenza in storia moderna (Chabod), scartando definitivamente la Storia del Cristianesimo (Pincherle). Giarrizzo accetta quindi l’offerta della Fondazione Rockefeller e si trasferisce con la moglie a Londra. Nel novembre del 1954 Giarrizzo: ‘era ormai, irreversibilmente, uno storico dell’età moderna’.

Nel triennio 1954-57 Giarrizzo si dedicò ad una intensa attività di ricerca non solo a Londra, ma anche ad Oxford, Leida, Parigi. Furono anni di fruttuosi contatti con tante personalità prestigiose della cultura europea dell’epoca, il che gli consentì di arricchire la sua cultura e di acquisire le metodologie necessarie per svolgere il mestiere dello storico.

Giarrizzo tornò in Sicilia nell’autunno del 1957 e fu chiamato ad insegnare Storia moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania. Nei primi anni ’60 vennero pubblicati due saggi di rilievo: David Hume politico e storico (1962) e un libro dedicato alla storia ottocentesca di Biancavilla: Un comune rurale della Sicilia Etnea: Biancavilla 1810-1860 (1963).

Nel 1963 Giarrizzo fu vincitore del concorso per Storia moderna, bandito dalla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania. A Catania venne poi eletto preside della Facoltà di Lettere alla fine del 1968, in un momento drammatico della contestazione studentesca. Nel ’71 venne rieletto preside proprio per fronteggiare gli scontri e le aggressioni in atto nella Facoltà. In quei giorni Giarrizzo rinunciò definitivamente al previsto trasferimento alla Università La Sapienza di Roma. Restando a Catania, Giarrizzo ebbe coscienza che si sarebbe dovuto convertire alla storia della Sicilia. Fu buon profeta, se alla fine degli anni ’80 non esitò a dichiarare: «Mi accorgo di essere diventato uno storico della Sicilia». A Catania Giarrizzo ricoprì la carica di preside fino al 1999.

Gli anni tra il ’72 ed il ’76 furono per Giarrizzo anni di crisi di ‘vocazione intellettuale’, nel più drammatico vuoto di idee e progetti. Fu allora che il fascino per la politica, sempre presente in Giarrizzo, tornò dirompente, convinto che, guardando da presso i meccanismi del potere, avrebbe ritrovato creatività nella ricerca e passione per nuovi temi ed approcci. Su richiesta di De Martino, allora segretario del PSI, accettò di reggere la Federazione provinciale del partito socialista a Catania, e di porre la sua candidatura alle elezioni regionali del ’76. Le elezioni non andarono a buon fine, ma quell’esperienza servì a Giarrizzo per superare quel momento di blocco. Giarrizzo fu successivamente vicesindaco di Catania e assessore all’Urbanistica, sindaco Antonino Mirone (30 luglio 1985-27 maggio 1986), nonostante il perdurare di minacce mafiose dirette a lui e ai figli prontamente denunciate all’autorità giudiziaria.

Alla perseveranza di Giarrizzo si deve il restauro del settecentesco Monastero dei Benedettini che è divenuto la sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania. Per realizzare questa opera Giarrizzo volle chiamare l’architetto Giancarlo De Carlo, che svolse uno splendido lavoro progettuale lungo un arco di tempo di circa trenta anni a partire dal 1983.

Negli anni ’80 Giarrizzo ritornò con rinnovate energie all’attività di ricerca. Nel 1981 pubblicò su Vico il saggio, Vico, la politica e la storia, un autore prediletto – in quanto ne condivideva l’interesse non per il ‘vero’ ma per il ‘certo’ –, di cui aveva già scritto negli anni sessanta. In quegli anni i viaggi di studio in Europa diventarono più frequenti e di più lunga durata. Fu preso dal tema ‘intrigante’ della massoneria, che, cominciato da tempo, era – confidò poi – ancora in alto mare a metà degli anni ’80. Si conoscono le tappe di questo straordinario lavoro. Nell’89 è alla British Library di Londra per lavorare sulla massoneria europea. L’anno successivo è prima a Parigi (aprile 1990) a lavorare alla massoneria del ’700, poi a Monaco (luglio 1990), Berlino e Dresda (luglio 1990) a lavorare ai massoni di Germania. Nel settembre ’91 continuano le ricerche sulla massoneria in Olanda e in Germania. Torna a Wolfenbüttel nel luglio ’92 a completare le sue ricerche. Nel ’92 partecipa a Vienna per il convegno su Mozart, illuminista e massone. Ed ancora nel ’94 ritorna a Monaco per le ultime ricerche dal momento che il saggio, Massoneria e Illuminismo nell’Europa del Settecento, verrà pubblicato proprio in quell’anno.

Negli anni ’90 Giarrizzo si divise tra Vienna, Monaco, Parigi, mentre Londra acquisì un posto sempre più marginale. Nel 1994 una sequenza di spostamenti in Europa: Parigi a marzo, Londra a giugno, Heidelberg a luglio e Monaco ad ottobre. Tutte le biblioteche più importanti di Europa gli furono familiari. Parigi poi diventò la città di riferimento e, grazie alla generosità di Maurice Aymard, i coniugi Giarrizzo furono ospiti nei mesi estivi alla Maison Suger per dieci anni fino al 2003. Anche Heidelberg diventò una meta fissa, dove tenne diversi seminari. Negli anni 1999-2000 fu presidente del Teatro Stabile di Catania.

Andato in pensione venne nominato professore emerito e la sua vita continuò come sempre tra studio e ricerca. Per uno suo tema di ricerca a lui tanto caro Giarrizzo confidò: «Con qualche discontinuità e grande tensione lavoro da 20 anni a ‘fare i conti con i miei maestri’ e confido di vedere stampata in vita la Storiografia della nuova Italia (1815-2005)».

Tra i tanti riconoscimenti conferiti a Giarrizzo in ambito nazionale ed internazionale va ricordato la sua cooptazione come socio nazionale all’Accademia dei Lincei nel luglio 1994.

La morte della moglie nel marzo 2004 segnò drammaticamente l’ultimo decennio della vita di Giarrizzo. Trovò conforto sistemando e pubblicando gli scritti segreti della moglie. Non cessò mai di frequentare l’Università, ma mise fine ai suoi viaggi di studio. Fu maestro e studioso fino alla fine. Anche il suo impegno civile non venne mai meno: ne sono diretta testimonianza i suoi interventi settimanali sul quotidiano La Sicilia, come acuto commentatore della realtà culturale, politica e sociale italiana ed internazionale.

Lo stesso Giarrizzo ha messo in rilievo questo tratto essenziale della sua figura in un suo scritto, Autobiografia di un vecchio storico: «Ho vissuto molte stagioni, e ho cercato di trarre da ognuna temi che mi dessero accesso al mutato clima e stile: mi sono formato nella “storiografia dell’impegno”, e ancora oggi considero il lavoro storico un impegno civile».

E’ morto a Catania il 28 novembre 2015.


Opere principali

 Giuseppe Giarrizzo ha dedicato le sue ricerche alla cultura del Settecento e in particolare a quella inglese, alla storia politica e sociale della Sicilia tra Ottocento e Novecento, alla storiografia contemporanea.

  • Edward Gibbon e la cultura europea del Settecento (1954)
  • David Hume politico e storico (1962)
  • Un comune rurale della Sicilia etnea: Biancavilla 1810-1860 (1963)
  • La storiografia moderna e il concetto e il termine di Medioevo: secoli 15°-17° (1969)
  • Civiltà contadina. Immagini del Mezzogiorno degli anni Cinquanta (Con F. Maraini, 1980)
  • Vico, la politica e la storia (1981)
  • Catania (1986)
  • Per la Francia per la libertà (1989)
  • Siciliae studium generale: i suoi luoghi, la sua storia (1991)
  • Mezzogiorno senza meridionalismo: la Sicilia, lo sviluppo, il potere (1992)
  • Massoneria e Illuminismo nell’Europa del Settecento (1994)
  • Progetto e impegno: uno storico per l’università e per la Sicilia (1998)
  • La scienza della storia: interpreti e problemi (1999)
  • La Sicilia moderna dal Vespro al nostro tempo (2004)
  • La storiografia della nuova Italia, voll I, II (2018-2021)
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Bibliografia

Giuseppe Giarrizzo è stato uno degli storici italiani più importanti e produttivi della seconda metà del secolo scorso e dei primi anni di questo secolo: la sua ricerca storica ha toccato temi centrali della storia culturale, sociale e politica non solo dell’Italia ma di tutta l’Europa moderna. La sua ricchissima produzione scientifica (più di 800 pubblicazioni) riguarda e interessa non solo gli studiosi di storia, ma anche storici della filosofia, economisti e sociologi – nonché ovviamente politici e uomini di cultura.

La bibliografia di Giuseppe Giarrizzo è molto estesa, ricoprendo un periodo lungo (oltre 70 anni dal 1944 al 2015, anno della sua scomparsa), e variegata, comprendendo libri, presentazioni, recensioni, articoli di quotidiani, prefazioni, interviste.

Una bibliografia completa non è mai stata realizzata ed al momento ne esiste soltanto una versione che ricopre il periodo 1949-2001, ma anch’essa incompleta. Tale versione, disponibile in allegato, è stata preparata da un suo caro amico e collega, Antonio Coco, prematuramente scomparso, e pubblicata sulla rassegna “Siculorum Gymnasium” della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania.

Il completamento della bibliografia, integrando quanto già realizzato ed estendendo il periodo di analisi ai primi anni giovanili (1944-1948) e a quelli della maturità (2002-2015) è certamente uno degli scopi della Fondazione, ma essendogli riconosciuta una notevole complessità essa richiederà lunghi periodi di ricerca e lavoro, attraverso un processo dinamico ed euristico non indifferente.
Per tale motivo invitiamo chiunque sia interessato all’argomento a voler contribuire a questo sforzo segnalandoci, al netto di quanto già oggi disponibile e di quanto verrà via via pubblicato, gli innumerevoli elementi mancanti, inviando le segnalazioni all’indirizzo e-mail claudio.giarrizz@gmail.com, ove possibile corredate dal testo in formato pdf.

Tra i libri postumi non possiamo non ricordare:

La Storiografia della nuova Italia (3 voll.)
Ultima impresa storiografica di Giarrizzo che ad essa lavorò per oltre un trentennio, densa per contenuti, erudizione e questioni, l’Introduzione attraversa due secoli di storiografia italiana ed europea. Dedicata al lungo Ottocento italiano, la narrazione autorevole di Giarrizzo parte dalle radici settecentesche del pensiero storiografico riconsegnando generazioni di storici al loro alveo di provenienza regionale e studiando la genesi del loro pensiero e dei modi con cui affrontarono il tema della nazione e della libertà. Per muovere poi, in uno scambio proficuo perché non unidirezionale, a una prospettiva europea che dissolve lo schema originario della storiografia nazionale. Una rilettura complessa vissuta come debito morale verso sé stesso, verso la generazione dei propri maestri, verso il senso del proprio mestiere che rimase per Giarrizzo, innanzitutto, ineludibile mandato civile.

Il secondo volume prosegue nella esplorazione della storiografia italiana ed europea, soffermandosi sul periodo tra la fine dello Stato Pontificio e la Seconda guerra mondiale. Come per il I volume Giuseppe Giarrizzo non esita a scrutare le radici settecentesche del pensiero storiografico, procedendo in una narrazione autorevole che muove da alcune prospettive, in primis quella regionale di generazioni di storici che egli riconsegna al loro alveo di provenienza, fondamentale per seguire la genesi del loro pensiero.

L’uscita del terzo volume (1945-2005) è previsto nel 2022.

 

Storia di M. Ad me ipsum. Pensieri, memorie, affetti
“Di Maria debbo dire né solo per sperimentare il balsamo (si dice così?) del ricordo: bensì per l’urgenza del risarcimento che insorse in me dopo la confusa cerimonia funebre a Riposto nella chiesa del Carmine, la mattina del 27 marzo 2004. Allora e dopo tutti hanno insistito sulla sua dolcezza, sulla generosità, sulla espansività cordiale: è rimasta ai margini la cultura eccezionale per qualità e spessore, la straordinaria personalità umana”. Mosso da questi sentimenti, Pippo Giarrizzo ha scritto, con la ‘perizia dello storico’ questa “Storia di Maria”, un complesso intreccio di ‘pensieri, memorie, affetti’, per raccontare i tanti momenti della sua vita con Maria, anche quelli negativi, che il ‘destino’ riserba a ciascuno di noi. Presentazione di Fulvio Tessitore.


Politique d’abord! (la politica prima di tutto)
La celebre formula usata da Pietro Nenni nel 1945 per promuovere il socialismo riformatore in Italia, è stata per Giuseppe Giarrizzo “stella polare” non solo della militanza nel Partito socialista italiano. Ne sono testimonianza i numerosi articoli scritti per il quotidiano “La Sicilia” tra il 1984 ed il 2015, selezionati in questo volume. Al centro dei ragionamenti sono soprattutto la democrazia occidentale e le istituzioni della rappresentanza; il comunismo realizzato ed il suo crollo; l’Unione europea e il Mediterraneo d’Europa. Non mancano analisi impietose sulle cattive politiche dell’autonomia regionale siciliana, al vero e proprio “genocidio” operato sulle giovani generazioni del Sud, condannate nuovamente alla disoccupazione o all’esodo.

 

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Titoli, premi e onorificenze

Laurea in Lettere (110/110 e lode) Università di Catania, 1949

Laurea in Filosofia (110/110 e lode) Università di Catania, 1950

Premio Viareggio per la saggistica, 1954  per il volume Edward Gibbon e la cultura europea del ‘700

Cittadino onorario Comune di Misterbianco (CT)

Cittadino onorario Comune di Giardini Naxos (ME)

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Recensioni

Enrico Iachello, Un ‘seminario’ di storia della storiografia: Giuseppe Giarrizzo e La storiografia della nuova Italia, Mediterranea, Dicembre 2019

Lina Scalisi, una vibrante recensione di Storia di M., in occasione dei 90 anni di Giuseppe Giarrizzo, La Sicilia, 8 novembre 2017